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Reskilling: perché il mondo del lavoro è in crisi?

Ci sono posti di lavoro disponibili per tutti, eppure i disoccupati rimangono tanti. Come mai?
Scritto da:
Alessandro Spoto
Aiutante:
Anna Cittadoni
Manager in Progress
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Reskilling: il Paradosso del Lavoro

Nel 2023 le imprese italiane hanno programmato 5,5 milioni di assunzioni. I disoccupati nello stesso anno, in Italia, erano 1,9 milioni. Apparentemente quindi ci sono tre volte più posti di lavoro liberi che persone disoccupate. Ma come è possibile?

I dati qui: Sole 24 Ore

Reskilling: cos’è lo Skill Mismatch?

Il problema è molto semplice: i posti di lavoro ci sono, ma non ci sono persone abbastanza qualificate a svolgerli. Il fenomeno è noto come skill mismatch, ovvero differenza tra skill richieste e skill reali. La soluzione è altrettanto semplice: fare reskilling dei lavoratori.

Reskilling: un’operazione che coinvolge tutti!

I lavoratori “skillati” rimangono rari. Questo è il motivo per cui tutte le aziende, anche chi non ricerca personale nuovo fuori da quello esistente, devono occuparsi di formare il personale esistente. Non si può rischiare che vada via.

I dati del World Economic Forum sul mondo del lavoro dicono che il 44% dei lavori presenti oggi verranno sostituiti. È importante quindi che le aziende si muovano da subito per formare il proprio personale anche verso nuovi tipi di lavoro.

Reskilling: step by step.

Ecco innanzitutto gli ambiti in cui il reskilling è più necessario:

  • Data Anlysis
  • AI
  • Sales & Marketing
  • Sustainability
  • Social Awareness

Step 1: Non rimandare!

Il mondo tecnologico si muove a un ritmo velocissimo e – ancora peggio – in continua accelerazione! Non c’è persona che da sola possa stare al passo. Il reskilling quindi dev’essere immediato e riguardare tutta la gerarchia: dai senior manager agli junior manager ai dipendenti.

Step 2: Stabilisci obiettivi.

Investi risorse per capire quali skill sono più urgenti alla tua azienda e come ottenerle. Cerca di stabilire obiettivi di apprendimento circoscritti e quantificabili. Ad es. “C’è bisogno che nella mia organizzazione almeno il 25% delle persone siano in grado di usare il tale strumento X”.

Step 3: Scegli un percorso formativo adeguato.

Come scrivevamo recentemente in un altro post, sono 4 i criteri che sono in grado di predire l’efficacia di un corso:

  • Interattività
  • Quantità di nozioni
  • Applicabilità delle nozioni
  • Risultati

Esiste un corso che rispetti tutti i 4 criteri fondamentali di sopra? Noi di Wibo pensiamo di sì.

Step 4: Fai test, chiedi feedback e ripeti.

Inizia subito, conducendo un baseline assessment sul livello di qualità delle skill nei membri dei tuoi team. Datti come obiettivo – oltre alla formazione – di monitorare ogni 3-6 mesi un eventuale miglioramento delle skill, per capire se continuare con il percorso di apprendimento scelto oppure cambiarlo.

Non sottovalutare la capacità di giudizio dei singoli: chiedi direttamente ai partecipanti dei corsi di formazioni di darti feedback su quanto questi siano utili o meno!

Conclusione.

Non possiamo rinunciare alla formazione, ora meno che mai. Il rischio è non solo di perdere persone che hanno ottime skill, ma di non trovarne di nuove. Quindi rimbocchiamoci le mani e pensiamo tutti insieme a quali skill ci servono di più, da oggi.

Alla prossima! 👋

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